SALICE SALENTINO DOP, VINO SIMBOLO DEL PARCO DEL NEGROAMARO

L’area del Salice Salentino DOP, il vino chiamato oro nero a base di uve Negro Amaro e Malvasia Nera, si estende tra le province di Lecce e Brindisi.

L’area del vino Salice Salentino DOP si estende tra Lecce e Brindisi. I vigneti di Negro Amaro e Malvasia Nera alla base della DOP Salice Salentino sono coltivati a Veglie, Guagnano e Campi Salentina nella zona di Lecce e a San Pancrazio Salentino, San Donaci e Cellino San Marco in provincia di Brindisi.

Salice Salentino che dà il nome alla DOP è un borgo fondato alla fine del XIV secolo dal principe Raimondello Orsini del Balzo e venne chiamato così per i numerosi salici in zona. Poco distante sorge imponente il Castello Monaci che deve la sua denominazione all’insediamento di un gruppo di monaci basiliani.

Di antiche origini Veglie che dopo essere stata distrutta dai saraceni venne ricostruita dall’imperatore bizantino Niceforo Foca e nel 1557 venduta alla ricca famiglia di mercanti genovesi Squarciafico, divenuti conti di Copertino. Da visitare il frantoio ipogeo di largo San Vito e la chiesa matrice dedicata a San Giovanni Battista e a Sant’Irene, fondata tra il XV e il XVI secolo e trasformata radicalmente dopo il terremoto del 1743. Un culto molto sentito è quello della Madonna della Favana, raffigurata nella cripta omonima in un ciclo di affreschi del XV secolo. Interessante la visita a Monteruga, villaggio ora fantasma sorto nel ventennio fascista.

La storia di Guagnano è legata ai boschi e alle sue tradizioni rurali e ancora oggi l’agricoltura è al primo posto delle attività del borgo e al vino sono legati eventi come il “Premio Terre del Negroamaro” e le attività del “Museo Centro Studi del Negroamaro”, ospitato presso un ex palmento. In periferia sorge Vincent City, la casa-museo che l’artista Vincent Brunetti ha realizzato con materiale di recupero.

A Campi Salentina la presenza di alcuni menhir fa supporre che fosse abitata già nell’Età del Bronzo. Oggi viene considerata “Il granaio di Terra d’Otranto”. E non è un caso che lo stemma raffiguri un covone. Da pochissimo è stata istituita l’Oasi naturalistica del Bosco ripariale del Canale della Lacrima, di notevole importanza ambientale e immersa nel Parco del Negroamaro.

A San Pancrazio Salentino da non perdere una passeggiata in contrada Torrevecchia pe visitare la Grotta dell’Angelo, affrescata con immagini di santi, raffigurati secondo l’iconografia bizantina. Nell’affresco della chiesa di Sant’Antonio da Padova invece è raccontata la vicenda del saccheggio della città da parte del capitano Cria che fece catturare e vendere come schiavi in Turchia quasi tutti gli abitanti.

A San Donaci rilevanti il Castello e il Tempietto di San Miserino, considerato uno dei luoghi di culto paleocristiano più antichi della regione, a poca distanza dal Limitone dei greci, muro di divisione tra la zona bizantina e quella longobarda. Intorno si estendono il parco naturale Li Paduli e la zona delle Paludi, un tempo abitata da monaci basiliani e oggi luogo di passaggio di uccelli migratori.

Chiude il giro nelle terre del vino Salice Salentino DOP Cellino San Marco, piccolo borgo che ha il suo fulcro nella piazza principale con il Palazzo baronale e la chiesa di San Marco Evangelista con due campanili gemelli.