NARDO’ E PORTO CESAREO DUE COMUNI PER UNA DOP TRA TERRA E MARE

Nardò, cittadina barocca dalle meravigliose marine, e Porto Cesareo, con la sua area marina protetta, le terre dei vini rossi e rosati della DOP salentina.

Il vino della DOP Nardò deriva dalle uve di quattro vitigni coltivati nelle campagne di due Comuni: Nardò e Porto Cesareo. La prima è una splendida cittadina barocca nel cuore della Terra d’Arneo che vanta un notevole centro storico a partire da Piazza Salandra, concentrato di opere d’arte tra la guglia dedicata all’Immacolata, Palazzo di città, il Sedile con la statua del protettore San Gregorio Armeno, l’antico Palazzo della Pretura, la Chiesa di San Trifone e la Fontana del Toro. Poco distanti la Cattedrale e il monumento dell’Osanna nei pressi di Porta San Paolo.

Il castello Acquaviva d’Aragona ha perso il suo aspetto di arcigno maniero dopo la trasformazione in residenza civile della famiglia Personè tra il XIX secolo e il XX secolo.

La passeggiata per le strade di Nardò fa scoprire la bellezza architettonica dei palazzi nobiliari dalle facciate riccamente decorate e dotate spesso del mignano ovvero l’imponente balcone barocco che permetteva alle nobili donne di guardare in strada senza essere viste.

Tra il mare e la città, che dà il nome al vino DOP della zona, la località Le Cenate, con ville e casini dove la nobiltà locale trascorreva la villeggiatura. A pochi chilometri le spiagge di Sant’Isidoro e le coste rocciose e frastagliate di Porto Selvaggio e Torre Inserraglio. Sulla costa neretina anche la cala a mezzaluna di Santa Maria al Bagno che, nel Museo della Memoria e dell’Accoglienza continua a raccontare le storie dei tanti ebrei ospitati dagli abitanti del posto tra il 1943 e il 1947, e l’elegante Santa Caterina, tra Torre Santa Caterina avvolta da una fitta pineta e Torre dell’Alto, che funge da ingresso al Parco Naturale di Porto Selvaggio e alla Palude del Capitano.

Palude del Capitano è una zona umida che fa parte del Parco Naturale di Porto Selvaggio e si sviluppa in oltre 500 ettari con pinete, boschi e specchi d’acqua orlati da tamerici, salvia e giunchi tra alte dune di sabbia e grotte sommerse. In prossimità di Porto Selvaggio la costa diventa alta e rocciosa mentre oltre il fitto bosco di pini d’Aleppo spunta una caletta di bianchi ciottoli.
Palude del Conte si distende lungo tutta l’area marina protetta a nord di Porto Cesareo, oltre Torre Lapillo fino alla lunga spiaggia dorata di Punta Prosciutto.

La litoranea sulle quali spiccano le torri costiere di Sant’Isidoro e Squillace conduce a Porto Cesareo e alla sua area marina protetta. Le colonne romane posate sul fondo ci confermano l’importanza del suo porto nel traffico di merci, tra cui il vino aveva un posto di rilievo. Nel bacino è stata anche rinvenuta, durante una battuta di pesca nel 1932, una piccola statua del dio egizio Thoth ora conservata al MarTa di Taranto.

Gli altri tesori sono naturalistici: dalla prateria di fanerogame, un’autentica rarità biologica che offre ossigeno, rifugio e nutrimento agli organismi marini alla piccola idromedusa “Turritopsis nutricula”, l’unico organismo fino a oggi conosciuto capace di invertire il proprio ciclo biologico e di sfuggire alla morte. Mentre sull’isolotto “Mojuso”, che significa fangoso, fiorisce l’Iris revoluta, il raro giaggiolo salentino.